Il viaggio non è una vacanza. Partire implica allargare i propri orizzonti, scoprire limiti ed abbatterli vivendo nuove esperienze. Per quanto lo si programmi, gli imprevisti regalano sempre inaspettate avventure. E al rientro è difficile rientrare in una più piccola quotidianità, si cerca di prolungare l’incredulità e l’entusiasmo raccontando e rivivendo dettagli e aneddoti.E quanti viaggi misteriosi, ermetici ed affascinanti affrontiamo ogni notte! I sogni sono a tutti gli effetti dei viaggi fuori dal mondo e dentro di noi. Sono stati interpretati nelle diverse culture, dalla religione e dalle neuroscienze.
Restano però entità sconosciute alla scienza. Da sempre pongono domande all’uomo, che vi si accosta con la curiosità della scoperta ma anche con il timore di non avere alcun controllo su di essi, di esserne in totale balia. Come un intreccio, come un’elica del DNA, l’attività onirica agisce sulla psiche modificandola, e dalla psiche viene modificata. “L’inconscio ci comunica con i sogni frammenti di verità sepolte”, già cantava Franco Battiato in Caffè della Paix. Conscio e inconscio danzano conducendoci a noi stessi, se sappiamo farne tesoro, se sappiamo come integrarli nella quotidianità. È questo il nucleo della psicanalisi: essere coscienti dell’inconscio, dialogare con lui. Persino Freud, che iniziò ipotizzando solo un desiderio rimosso legato alle pulsioni sessuali, in età avanzata si arrese all’idea che “ogni sogno ha un ombelico attraverso il quale è congiunto all’ignoto“. Quindi la notte non è solo riposo per il corpo, ma è un abbandonare lidi conosciuti per navigare verso il mare aperto sconfinato (e non è un caso se nello studio della simbologia l’oceano rappresenta proprio l’inconscio profondo).
I sogni all’alba dell’essere umano
Non è certo solo negli ultimi due secoli che si è iniziato ad indagare su questi film notturni di un regista misterioso: si pensa che nel Paleolitico alcuni graffiti rappresentassero proprio dei sogni, persino quello della fantomatica caccia al bisonte rappresentata nella Grotta di Lascaux in Francia. È come se qualcuno o qualcosa ci spingesse a credere che i sogni fanno, i sogni agiscono, hanno un ruolo attivo, trasformativo, per cui è importante seguirli con attenzione. Se per le popolazioni del Sudamerica, dell’Africa e dell’Australia, nonché per gli sciamani della Siberia, la vera realtà è quella notturna, essendo la quotidianità un sogno, in Occidente è la letteratura che accompagna la storiografia a raccontare come i sogni siano stati dei punti cardine lungo il percorso evolutivo della civiltà. A partire dal 2000 a.C. quando, nell’Epopea di Gilgamesh, egli sogna di incontrare Enkidu, suo alter ego. È la madre ad interpretare il sogno e a favorire l’incontro tra questi due personaggi, che rappresentano due polarità psichiche che devono essere integrate.
I bisonti nei graffiti della grotta di Lascaux
Nell’antico Egitto
Per gli egizi il sogno non è solo uno sfogo notturno. Nel sonno l’uomo entra in contatto con realtà metafisiche che inviano aiuti, messaggi, avvertimenti. Magia e realtà, visione e percezione comune erano un corpus unico in questa straordinaria civiltà: quindi il sogno viene visto come una porta da attraversare per giungere a un altro livello, un passaggio che conduce in un mondo diverso che l’uomo non può controllare, ma dal quale riceve indicazioni, rivelazioni e presagi.
I sogni di Giacobbe
Doveroso citare anche i molteplici esempi nel Vecchio Testamento: il sogno della Scala di Giacobbe, che rafforza l’alleanza con Dio e individua il luogo su cui far sorgere il tempio di Gerusalemme, i sogni di Giuseppe, come quello delle sette vacche grasse e delle sette vacche magre, che da schiavo lo fecero diventare uno dei potenti capi d’Egitto, o i sogni dell’Angelo che apparve a Giuseppe il falegname, prima per tranquillizzarlo sul concepimento di Maria e poi per far rifugiare la Famiglia in Egitto, al riparo da Erode.
I sogni per la psicanalisi
C’è chi legge tutto ciò come racconti, e chi come miti, cioè come il simbolo vivificante di una civiltà, un racconto vivo che mostra una verità nascosta, che accompagna e sostiene, per non farci sentire sperduti nel cammino su questa terra.I terapeuti consigliano sempre di tenere un diario dei propri sogni, come un diario di viaggio. Ogni notte può costituire una tappa, può portare un messaggio, una illuminazione sul significato di una situazione della vita. Anche i sogni ricorrenti evolvono, manifestano una situazione su cui siamo spinti a soffermarci e, se lo facciamo, arrivano lentamente soluzioni, anche attraverso sincronicità. Sembra esserci una forza superiore che guida ciascuno di noi verso l’unicità del suo destino. Una silenziosa guida che veglia su di noi e ci mantiene sul cammino della realizzazione, una guida a cui abbandonarsi con fiducia, come suggerisce anche Marie-Louise von Franz, discepola di Jung: “Il cambiamento è lento e graduale, è come se qualche cosa nel profondo della persona “cuocesse” il tema e inviasse di tanto in tanto dei messaggi alla superficie”. È come se la natura rimuginasse i problemi e noi, nel trascrivere e rileggere i nostri sogni, diventassimo consapevoli di questo lento sviluppo. La nostra attenzione cosciente può accelerare il processo di maturazione, cooperando con la natura in quest’opera di costruzione di sé.
Vittorio Lingiardi, psichiatra, nel suo libro L’ombelico del sogno, racconta come, nel corso della storia, l’uomo abbia approcciato questo mondo oscuro seguendo approcci diversi a seconda del periodo storico – culturale in cui viveva, aprendo così tre porte: quella della divinazione degli antichi, quella dell’interpretazione per gli psicoanalisti e quella delle neurovisioni, per i neuroscienziati.
Quale che sia la porta che scegliete di aprire, fate sogni d’oro!
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